CLAUDIO DEORICIBUS - Intervista all'Artista

Claudio Deoricibus

Sei appena uscito sul mercato discografico con Cuarenta, il tuo nuovo disco. Puoi presentarlo ai nostri lettori?

-Certamente, Cuarenta è un album maturato negli anni da un attento studio sul flamenco, in particolar modo sulla sua nuova evoluzione, un album che racconta i diversi periodi della mia vita artistica e i cui brani non sono il frutto solo di recenti composizioni, come la maggior parte di essi, ma anche di composizioni più datate e mai comunque editate, per cui direi che Cuarenta racconta emozioni differenti, ma allo stesso tempo paesaggi e profumi diversi, difatti spesso compongo a seguito di un viaggio e in questi anni ho avuto modo di visitare ed apprezzare diversi paesi del mediterraneo, oltre alla Spagna ampiamente visitata, anche il nord Africa, la Grecia, aree che mi hanno suggerito ed aiutato tantissimo a comporre e maturare brani come Cuerdas y nada mas, Sevilla, Khamsin, La luz de Aljsha ed altri ancora. Cuarenta è inoltre influenzato dalla presenza di strumenti nuovi sulla mia scena musicale, quali appunto cajon e percussioni, sax, mandolino, fisarmonica, tabla. Ma la caratteristica principale di questo album è senza dubbio la presenza della grande star internazionale alla chitarra Andrea Braido. 

Cuarenta è appunto il titolo del tuo ultimo disco in studio, come lo hai deciso?

-A dire il vero l’album originariamente si sarebbe dovuto intitolare Don Paco dall’omonimo brano presente nel CD, a suggerire il nome dell’album è stato l’amico nonché fotografo di Cuarenta, Terence Scarnicchia che ha trovato particolarmente interessante il motivo chiave di questo nuovo progetto, ovvero il compimento dei miei 40 anni con il compimento del 40esimo anno anche dall’uscita di Entre dos aguas (il brano più celebre al mondo di Paco de Lucia) e quindi perché appunto non chiamarlo Cuarenta ???

Questo lavoro vede la presenza in veste di guest di Andrea Braido, come sei arrivato a lui e perché lo hai scelto?

-Cuarenta, come racconto sempre io è un vero e proprio lavoro di equipe e qui non poteva mancare una grande mente esperta come appunto quella del produttore Beppe Aleo che io stesso ho battezzato come l’Architetto di Cuarenta. E’ stato infatti lui che dopo aver attentamente valutato il progetto ha pensato di proporre la special guest di Andrea Braido, straordinaria star della chitarra e non nuovo in un coinvolgimento con la chitarra classica. Dopo aver avuto l’invito da Beppe Aleo lo stesso Braido si è mostrato da subito entusiasta di questo lavoro e lo raccontano le sue stesse performance  alla chitarra che esprimono oltre alla sua grande e ormai storica maestria, anche il suo grande sentimento di chitarrista che lo portano ad essere uno dei pochi chitarristi capaci di esprimersi al meglio nei più svariati generi musicali e questo lo trovo davvero sorprendente.

Che sensazioni hai provato duettando con lui?

-Io ho personalmente  e più volte ringraziato Andrea Braido per come ha vissuto con me questa scena musicale, quando un chitarrista suona come lui capisci perché il nome Andrea Braido è diventato un nome famoso ed io ho avuto dalla sua chitarra il piacere di vivere delle emozioni molto forti e la possibilità di confrontarmi con uno stile vicino ma diverso dal mio dove ogni singolo passaggio diventava un punto di ripartenza fino ad arrivare al completamento dell’opera e tutto in maniera cosi piacevole, difficile da esprimere con le parole.

Quanto tempo è servito per completarlo, tra stesura e registrazione?

-L’intero progetto è cominciato con l’amico Riccardo Steri a Novembre quando si progettava un album che avesse uno spessore maggiore rispetto ai precedenti e poi con l’amico programmatore e fonico Mario Ana a Dicembre abbiamo cominciato le registrazioni fino alla fine di Marzo, diciamo che ci sono voluti circa quattro mesi e mezzo di lavoro incessante per costruire tecnicamente Cuarenta. Per quanto riguarda invece i brani se consideriamo la composizione di alcuni di loro avvenuta qualche anno fa, direi un paio d’anni.

Quali sono le differenze principali tra Cuarenta ed il precedente disco in studio?

-La differenza sostanziale è che Cuerdas y nada mas come dice lo stesso titolo è stato un album sperimentale, fatto di sola chitarra, di sole corde, che hanno giocato tra loro attraverso la magia delle sonorità del flamenco, mentre Cuarenta è un album completo dove suoniamo in più musicisti da me a Braido, ancora a Marcello Mossa, Nicola Atzeni, Mohamed Said, Corrado La Ferla, con un apporto personale e strumentale differente e quindi musicalmente più vario.

Quali invece i punti in comune?

-I punti in comune sono sicuramente lo stile, se anche Cuarenta risulta più ricco di collaborazioni e suoni, il punto principale rimane comunque le sonorità della chitarra flamenca (in questo senso includo anche la musicalità apportata da Andrea Braido) dei suoi ritmi, lo stile è rimasto comunque quello.

Quali sono i pregi di Cuarenta?

-Io credo che i pregi di Cuarenta siano le persone con cui ho avuto la fortuna di lavorare a questo bel progetto, partendo dallo straordinario Beppe Aleo (con riferimento alla stessa Videoradio e Maria Rosa Moretti che ha curato con Beppe i vari aspetti della produzione), poi il grande Andrea Braido, l’amico di sempre Riccardo Steri ed ancora Mario Ana con cui lavoro ormai da 15 anni, Terence Scarnicchia e gli altri ragazzi che hanno suonato con me, credo che la presenza di tutti loro abbia delineato i pregi di Cuarenta.

Ritieni che Cuarenta sia il tuo migliore lavoro in assoluto?

-Assolutamente si.

Come nasce un tuo pezzo?

-In tanti anni di composizioni saranno forse due i brani nati in momenti in cui dici: ora mi metto a comporre un pezzo nuovo, niente di più sbagliato, i miei brani nascono tutti casualmente spesso durante l’improvvisazione, si parte sempre da una melodia chiave o qualcosa del genere e da li si sviluppa un intero tema. Talvolta è stata quella sensazione di piacere durante un viaggio che sempre attraverso un esecuzione casuale ha suscitato delle note particolari da cui sono scaturiti poi dei veri e propri brani, il tutto è sempre molto istintivo e particolarmente passionale.

Quale è il brano di Cuarenta al quale ti senti particolarmente legato sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-Premesso che tutti e 13 brani rappresentano per me momenti di singolare bellezza, credo che quello a cui sono particolarmente legato è Don Paco perché da li è cominciato tutto e perché rappresenta il forte legame tra me e la figura del grande maestro Paco de Lucia, un vero patto di sangue col flamenco che dura ormai da 26 anni.

Quali sono le tue mosse future? Puoi anticiparci qualcosa?

-Al momento tutto è concentrato su Cuarenta, è un album cosi intenso che è giusto condividerlo con tutti coloro che avranno il piacere di ascoltarlo e pertanto il tutto sarà concentrato sulla sua presentazione attraverso il live e quant’altro, poi non so si vedrà.

Dopo Braido, c’è un musicista con il quale vorresti collaborare un giorno?

-Dal momento che credo nella frase “si vive una volta sola” il mio sogno sarebbe quello di suonare con Paco de Lucia, anche un solo brano, sperando che per lui non debba essere il suo più grande incubo (no scherzo)!!!

Anche questo disco è inciso con la Videoradio Edizioni Musicali. Come ti trovi con la label di Beppe Aleo e come sei arrivato a lui?

-Il tutto è avvenuto un po per caso, via internet con la proposta del mio precedente album Cuerdas y nada mas per una loro valutazione. L’incontro con Beppe Aleo è stato fondamentale, se pensiamo quanta difficoltà può trovare il flamenco nell’essere preso in considerazione per via della sua complessità anche dal punto di vista produttivo e invece poi vediamo che un vero produttore come Beppe Aleo è pronto a superare se stesso accettando una sfida cosi intensa e architettando e curando una produzione tale da arrivare a promuovere a livello mondiale (partendo dall’Italia) un genere cosi particolare, questo fa capire come ci si può trovare con la Viedoradio e Beppe Aleo, un’etichetta di grandissimo spessore.

Siamo arrivati alla conclusione. ti va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Con piacere, innanzitutto li ringrazio per avermi dedicato la loro attenzione e poi volevo invitarli, come già molti di loro faranno, a provare a vivere sensazioni diverse da quelle che possono essere le loro abituali preferenze musicali, curiosando anche attraverso questo magico mondo chiamato flamenco che è fatto di passione, tecnica, ritmo e che è un mondo sempre pronto ad accogliere i tanti curiosi che talvolta ci lasciano il cuore. Se mi permetti infine un grazie ed un caro abbraccio a te e a tutti i lettori.

Maurizio Mazzarella