DEATH SS - Resurrection

Fuel
E' giunto il momento della resurrezione per i Death SS, che tornano sul mercato discografico a distanza di ben sette anni dal precedente The 7th Seal. Per il combo capitanato da Steve Sylvester si tratta dell'ottavo disco d'inediti ed un certo senso prosegue quello che è stato il nuovo corso intrapreso dalla band dopo la pubblicazione di Do What Thou Wilt. I Death SS puntano su un metal molto moderno, certamente dinamico ed intenso, dall'impatto immediato e dalla presa facile, con il supporto di numerosi suoni sintetici. No, non siamo di fronte a cloni di Marylin Manson, anche perché al massimo, sarebbe stato il reverendo a copiare il nostro Steve. Certamente c'è una tendenza verso sonorità più accessibili ed attraenti, un po' in stile The Kovenant, ma anche se gli antichi fasti dei dischi che vanno da Heavy Demons in poi non saranno mai riportati al presente, dentro Resurrection ed i suoi predecessori c'è l'essenza e l'intensità dell'anima Death SS. Possiamo quindi affermare che Resurrection è un altro passo in avanti, coerente, ma evoluto e pronto ad anticipare il metallo del futuro. Resurrection contiene buone canzoni, di presa facile ed immediata, che da un punto di vista compositivo, rimarcano ancora le notevoli qualità di Steve Sylvester. Ma anche da una dimensione tecnica, Resurrection risulta un album sopra le righe, grazie alla prova impeccabile di Al Denoble alla chitarra. Ottima la produzione, moderna e mirata, nonché capace di portare i Death SS ad un livello di portata notevole. I brani sono tutti hit potenziali che possono resistere nel tempo, da Revived a Cimson Shrine, come anche The Darkest Night o Dionysus. Un disco di qualità.

Voto: 8/10

Maurizio Mazzarella