PAOLO BALLARDINI - Intervista all'Artista

Sei appena uscito sul mercato discografico con "Roots" puoi presentarlo ai nostri lettori?

-"Roots" è il mio album di debutto nel quale ho voluto riunire  colleghi musicisti con i quali ho lavorato negli anni ed un paio di ospitate "d'oltreoceano". E' stato il mio "parco giochi" nel quale ho potuto coprire le vesti di compositore, arrangiatore, esecutore e produttore. Un'esperienza stupenda portata avanti un po' "alla vecchia" come piace a me: sezioni ritmiche quasi tutte registrate in diretta, parti di chitarra registrate  per intero (quasi tutte), poco editing e nessun "copia incolla"…non è il classico disco nato e finito su pro-tools. In più ho voluto fare il missaggio in analogico ed utilizzato eco a nastro e reverbero Lexicon a rack. Nella "plug-in era"  ho preferito provare ad avvicinarmi al modus operandi dei gruppi rock del passato.

"Roots" è appunto il titolo del tuo disco in studio, come lo hai deciso?

-Il titolo è molto semplice: sono cresciuto ascoltando e studiando l'hard rock, il jazz, il blues, il funk, il country elettrico, il progressive anni '70, il folk della west cosa americana, il pop inglese ecc… tutti generi molto diversi tra loro ma è li che che affondo le mie radici. Ogni traccia del disco si rifà ad uno o più generi ma ho cercato di non fare una divisione  a "compartimenti stagni" bensì di mantenere un filo conduttore che faccia da collante nelle tracce.

Quanto tempo è servito per completarlo, tra stesura e registrazione?

-Son serviti undici mesi di lavoro non continuo ma comunque molto intenso anche a causa degli spostamenti per andare a registrare le sezioni ritmiche di città in città.

Quali sono i pregi di "Roots"?

-Questa è una domanda difficile e non spetterebbe a me dirlo…posso dire che sono fiero di esser riuscito a riunire in un disco di chitarra 22 musicisti  di diversa estrazione tra cui il mio idolo Carl Verheyen, chitarrista dei Supetramp,  e Brannen Temple,  il batterista di Eric Johnson.

Come nasce un tuo pezzo?

-Nasce prima da un concetto o uno stato d'animo da descrivere…un po' come a scuola: una volta scelto il titolo del tema inizia lo svolgimento. Ad esempio Banlieu valse è nato perché volevo ricordare mio nonno da poco mancato. Trattandosi di musica strumentale ogni nota ha un forte peso, deve esprimere un sentimento o un'immagine dal quale è partito tutto e non ci sarà un testo cantato che ti farà capire la storia… deve arrivare all'ascoltatore un'"impressione". Ti faccio un esempio: il brano "Summer trip" è stato composto d'estate in riviera ligure ed è pensato come colonna sonora di un ipotetico viaggio estivo…è capitato che ad un concerto un ascoltatore, senza conoscere il brano,  mi abbia detto "bello quel pezzo, mi ricorda l'estate"… ho pensato "obiettivo centrato!".

Quale è il brano di "Roots" al quale ti senti particolarmente legato sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

-"Electric lands" perchè mi ricorda i miei 20 anni di quando ascoltavo l'hard-rock del grande Eddie Van Halen ed i guitar heroes come Joe Satriani, Steve Vai, Yngwie Malmsteen e Jason Becker. Al secondo posto "I'm coming" che invece sono i miei 30 anni quindi la svolta verso sonorità meno shred, più morbide ed  orientate su un suono direi quasi "modern vintage" ispirato ovviamente ad Jimi Hendrix (altro mio idolo) e da Carl Verheyen, Eric Johnson, Robben Ford oltre che da alcune composizioni di Andy Timmons.

Quali band hanno influenzato maggiormente il tuo sound?

-Da teenager per me esistevano solo gli anni '70: Who, Led Zeppelin, Deep Purple, Santana, Yes, Genesis, Ten Years After ecc.. Dopo sono arrivati gli anni '80 con i Van Halen, Whitesnake, Gamma Ray, Gun's & roses, Metallica, Mr. Big, ecc..sino ai primi dischi dei Dream Theater ecc..

Quali sono le tue mosse future? Puoi anticiparci qualcosa?

-Prima di pensare al secondo album vorrei promuovere al meglio "Roots", nel quale ho investito molte energie, facendo un tour in live club  ma non è semplice dal punto di vista organizzativo ed un'agenzia che mi supporti nell'impresa al momento non c'è.

C’è un musicista con il quale vorresti collaborare un giorno?

-Sogno di collaborare con moltissimi artisti, i primi che mi vengono in mente in ordine sparso sono Chris Cornell, Sammi Hagar, Gary Cherone e... Vinnie Colaiuta! Comunque ogni collaborazione, anche con musicisti sconosciuti, mi lascia sempre qualcosa ed è sempre fonte di arricchimento. Mi piacerebbe esser chiamato da qualche giovane band per un supporto sugli arrangiamenti o semplicemente per qualche ospitata alla chitarra.

Come è possibile acquistare "Roots"?

-E' acquistabile su Itunes. Dal mio sito www.paoloballardini.com è possibile  acquistare la copia fisica con un piccolo gadget in omaggio.

Perché hai deciso di autoprodurti?

-Perché avevo le idee chiare su cosa volevo sentire una volta finite le registrazioni. Può sembrare presuntuoso ma per il primo disco mi sono detto "no compromessi!"; così se un domani capiterà di parlare con un etichetta per un'eventuale produzione di un secondo album avranno chiare quali sono le mie qualità (o i miei difetti) non solo di chitarrista  ma anche di arrangiatore e produttore;  anche se in realtà si è trattata di una co-produzione con il Tabasco studio di Camogli (GE) che ha creduto nel mio progetto offrendomi lo studio ed il loro fonico Alessio Siena per le registrazioni delle chitarre soliste. Ho registrato tutte le chitarre ritmiche a casa mia mettendo gli amplificatori in cucina! Per le soliste, che sono la "voce" del disco, volevo una vera sala di ripresa con un fonico che mi seguisse e Bruno Costa, il padrone del Tabasco studio, mi ha aiutato moltissimo.

Siamo arrivati alla conclusione. Ti va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Non voglio passare per un santone ma mi sento di dire ai lettori : alimentate la vostra fame di musica il più possibile: comprate dischi e riviste, andate ai concerti e siate di mentalità aperta accantonando i pregiudizi di genere che, a mio avviso, formano solo inutili barriere. Keep'on rockin'!!!

Maurizio Mazzarella