ELDRITCH - Intervista alla Band


Risponde Eugene Simone (guitars):

Siete appena usciti sul mercato discografico con Tasting the Tears potete presentarlo ai nostri lettori?

Musicalmente parlando ripercorre il nostro passato più recente dove i pezzi erano più diretti e meno intricati e con quel velo di darkeggiante malinconia che aleggiava ad esempio in dischi come Portrait Of The Abyss Within e Neighbourhell. Stavolta però ad arricchire il tutto ci sono le tastiere grazie alle quali questo tipo di atmosfera si respira più che mai. Nei testi Terence ha voluto riprendere temi più introspettivi e personali trattando stavolta il tema dell’amore inteso a 360°, una cosa abbastanza nuova per noi.  

Tasting the Tears è appunto il titolo del vostro ultimo disco in studio, come lo avete deciso?

Semplicemente era quello che ci ispirava maggiormente. Abbiamo spesso optato per giochi di parole che formassero una parola sola ma stavolta la preferenza è caduta su qualcosa che ben rappresentasse al meglio il significato racchiuso nei testi.

Quanto tempo è servito per completarlo, tra stesura e registrazione?

Questo album è sicuramente tra quelli che ci hanno dato maggior soddisfazione perché è stato scritto e registrato in soli due mesi e mezzo. Ciò significa che la passione e l’ispirazione negli anni è rimasta intatta.

Chi ha curato la copertina del disco? Cosa rappresenta? 

La copertina è stata curata da Ricardo Rossi per la Art Design. Ricardo oltre che un bravissimo grafico è anche un nostro fan di vecchia data e quello che ci ha proposto ci è piaciuto subito per due motivi. Il primo è che pur non avendo direttive precise da parte nostra è riuscito nell’intento di fare qualcosa che ben si allineasse alla tematica dei testi, dei quali era a conoscenza. Credo quindi che il bello stia nel fatto che ognuno può interpretare l’immagine in modo personale  senza aspettarsi che siamo noi a comunicarne il significato. L’altro aspetto è che Ricardo ha ripreso la griglia già presente nelle cover dei primi tre album, caratteristica alla quale siamo sempre rimasti legati.

Come si è evoluto il vostro sound partendo da Seeds of Rage, sino ad arrivare a Tasting the Tears?

Beh, Seeds Of Rage è stato il frutto di anni di gavetta e in un certo senso di follia compositiva. All’epoca oceani di idee venivano amalgamati senza la minima preoccupazione che potessero risultare troppo difficili per l’ascoltatore. Non ci interessava minimamente di cosa potesse pensare l’etichetta, il manager, il mercato ecc…contava solo la soddisfazione personale di aver fatto quello che volevamo noi. Questa è una filosofia che abbiamo sempre portato avanti ma con maggiore maturità negli anni successivi. Certo, abbiamo avuto delle parentesi che per molti sono risultate “folli” e forse a ripensarci lo sono state davvero. In realtà però, sono state solo estremizzazioni di alcuni aspetti comunque già presenti nella nostra musica. In alcuni album, come Reverse ad esempio, si è enfatizzato il nostro lato più aggressivo, in altri quello più progressive e tecnico vedi Gaia’s Legacy, in altri quello più diretto come nel caso di Neighbourhell e Tasting The Tears appunto.  

Quali sono le differenze principali tra Tasting the Tears ed il precedente Gaia's Legacy?

Tasting The Tears è un disco molto più diretto rispetto a Gaia. Ed era quello che volevamo fare. Gaia’s Legacy è stato l’album del ritorno alle tastiere e di conseguenza ha fatto riemergere la voglia di cimentarci nuovamente con partiture intricate e molto tecniche sullo stile del primo album ma con quel tocco di “modernità” che ha contraddistinto i nostri lavori più recenti. Tasting The Tears è invece volutamente quasi l’opposto da questo punto di vista, un disco più emozionale e di impatto sia a livello strumentale che vocale, in cui abbiamo curato unicamente l’amalgama della song con maggior semplicità. L’altra differenza sostanziale sta nel sound. Volevamo qualcosa di più moderno ed esplosivo e così è stato.

Quali invece i punti in comune?

Sicuramente l’aspetto velatamente dark, e le melodie sempre malinconiche. Direi anche il nostro tipico mix tra aggressività e melodia.

Quali sono i pregi di Tasting the Tears? 

Credo la qualità delle songs e il sound... 

Ritenete che Tasting the Tears sia il vostro migliore in assoluto?

Riteniamo sia uno dei migliori…

Come nasce un vostro pezzo?

La maggior parte dei pezzi viene scritta da me in home studio. Poi giro le idee agli altri e valutiamo insieme su cosa lavorare. Una volta che il pezzo è arrangiato, Terence si occupa di trovare le linee vocali. Devo dire sinceramente che, come accaduto in passato, spesso c’è chi oltre a me porta idee molto valide che vengono prese in considerazione e dalle quali nascono dei bei pezzi. E per questo album direi che Rudj, l’altro chitarrista, mi ha dato una grossa mano dimostrandosi definitivamente a suo agio nello stile Eldritch.

Quale è il brano di Tasting the Tears al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Non ce n’è uno in particolare, riteniamo tutti i pezzi più o meno allo stesso livello. Menzionarne alcuni significherebbe fare un torto agli altri hehe. 

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

Ancora niente di certo. Ci stiamo muovendo per fare qualcosa di serio anche se non è semplice visto il periodo. L’intenzione di suonare dal vivo c’è eccome, speriamo di aggiornare al più presto la sezione “live” del nostro sito…

Nella vostra carriera avete scritto ballate bellissime, come Zero Man ad esempio. Perché non hanno raggiunto un successo planetario?

Per avere quel tipo di successo bisogna avere alle spalle qualcuno che abbia i canali giusti per far arrivare il tuo pezzo ovunque. Soltanto una major può riuscirci con grossi investimenti. E poi comunque a noi non è mai interessato. Se avessimo voluto avere successo da hit parade non avremmo mai suonato metal…

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Certo! Grazie per il supporto! Speriamo di vedervi numerosi ai nostri concerti!

Maurizio Mazzarella