IL SEGNO DEL COMANDO - Intervista alla Band


Risponde Diego Banchero (basso):

Allora Diego, le domande sono scontate ma necessariamente dovute… Perché tutti questi anni di silenzio? Cosa è successo nel frattempo e come mai Mercy non è più della partita?

-L’uscita dell’album “Et In Arcadia Ego” di Zess, ha praticamente determinato la conclusione dei rapporti di collaborazione tra il nucleo di musicisti che aveva lavorato sia alla realizzazione di “Der Golem” sia a quella di “The Dissolution Age” (Malombra). Dopo questa pubblicazione, infatti, ognuno di noi ha dato vita a progetti alternativi e a poco a poco sono venuti meno i presupposti indispensabili per poter tornare a lavorare assieme. In conseguenza di ciò, la prostettiva di una nuova pubblicazione firmata da Il Segno del Comando si è fatta sempre più inconsistente malgrado i numerosi tentativi operati da Black Widow Records per riunire la band e riportarla in studio. Dopo l’ennesima dichiarazione di indisponibilità manifestata da Mercy, la label mi ha chiesto se fossi interessato a procedere da solo. Inizialmente ho rifiutato, ma con il passare del tempo ho pensato che questa nuova avventura poteva rivelarsi una sfida molto interessante e, visto che il mio affetto per il progetto era rimasto vivo e forte, ho deciso di accettare ed ho iniziato a scrivere un nuovo album. Tutto questo processo è durato parecchi anni; periodo caratterizzato da una continua attività macinata in altri lidi musicali. Ho pubblicato molti dischi e dato vita a diversi progetti e collaborazioni di cui i più importanti sono Egida Aurea e Ballo delle Castagne (proprio grazie a quest’ultimo mi sono riavvicinato al prog e ho ripreso a collaborare con la Black Widow).

Possiamo descrivere la genesi de Il Volto Verde? La sua gestazione è stata lunga o il songwriting è partito in vista della ricostituzione del progetto?

-Per completare “Il Volto Verde” ci sono voluti circa tre anni; anche perché inizialmente il ritmo di lavoro non è stato continuativo a causa degli altri impegni aperti (e considerando il fatto che ci siamo presi ampio margine di tempo per sperimentare, fare e disfare). Una volta deciso di ripartire, ho iniziato a lavorare a stretto contatto con Massimo Gasperini (BWR) per costituire una line up completamente nuova e per ragionare sui possibili ospiti da coinvolgere nel disco. Ho iniziato ad arrangiare alcune idee già scritte in passato integrandole con materiale completamente nuovo per quanto riguarda le musiche e nel frattempo sono partito con la scrittura dei testi e con la preparazione di spartiti e provini per i musicisti. Coordinare un combo così ampio ha richiesto tempo e risorse, ma a poco a poco siamo arrivati in fondo.

 Perché Gustav Meyrink? Cosa ti affascina della sua scrittura ed in particolare di cosa parla Il Volto Verde?

-Oltre ad essere uno straordinario  romanziere, Gustav  Meyrink è uno dei grandi scrittori della tradizione europea. La sua  opera ha interessato numerosi studiosi illustri del ‘900 anche a causa  dello spessore esoterico e simbolico dei suoi scritti. Le sue critiche  sociali e le sue analisi sull’Uomo (e sulle dinamiche metafisiche che ne  influenzano il funzionamento e ne regolano il destino) non risentono del  mutare dei  periodi storici, ma restano soprendentemente  attuali. Oltre ad appassionarmi come romanziere è stato un autore  fondamentale per i miei studi e la mia formazione personale. Il Volto Verde è un romanzo la cui trama (che è abbastanza complicata)  è strutturata per affrontare tematiche relative ad aspetti come il controllo  del pensiero e le condizioni necessarie a mettersi in contatto con il  nostro “Io superiore” (attraverso le tecniche dello stato di veglia e  l’interruzione del flusso costante del pensiero circolare). Questi aspetti  sono  prerequisiti indispensabili per avvicinarsi ad una condizione di  illuminazione (o  risveglio) e sottrarsi alla letargia che affligge le  masse. A parte la trama in sé, la cui scoperta si può lasciare a chi intenda  leggere il romanzo, sono importanti gli aspetti legati alle  conoscenze e  alle tecniche di cui l’autore stesso ci fa testamento in questo suo scritto.

La band è completamente nuova… Parlaci un po’ dei tuoi nuovi compagni di viaggio… In particolare della nuova singer Maethelyiah, davvero brava…

-Devo premettere che la line up che ha realizzato Il “Volto Verde” ha carattere provvisorio. Non tutti i musicisti che hanno lavorato al disco avranno, purtroppo, modo di continuare a collaborare in maniera stabile con il gruppo (per ragioni logistico-organizzative o semplicemente a causa dei molti impegni che essi hanno con i loro progetti principali), anche se, grazie all’ottima esperienza di questa recente collaborazione, spero che i nostri percorsi tornino ad incrociarsi ancora. Detto ciò, inizio a presentare il nucleo portante del gruppo che è formato da Roberto Lucanato e Davide Bruzzi alle chitarre e Fernando Cherchi alla batteria. Questi musicisti hanno collaborato con me in tutti questi anni e fanno parte sia della line up del Ballo delle Castagne sia di quella di Egida Aurea (Roberto poi aveva già realizzato “The Dissolution Age” di Malombra e aveva suonato in un brano de Il Segno del Comando per una compilation dedicata ai Pierrot Lunaire dal titolo “Tre” uscita per l’etichetta MP Records nel 2011). Sono musicisti molto talentuosi ed affidabili. Inizialmente non dovevano far parte del progetto, ma dopo alcuni intoppi pratici creatisi successivamente alle prime fasi di registrazione, non ho esitato a coinvolgerli. Hanno suonato sul disco Giorgio Cesare Neri (chitarra) e Alessio Panni (batteria) che sono in forza alla Giorgio Cesare Neri Band che fa parte della scuderia Black Widow. Maurizio Pustianaz si è occupato della gran parte delle tastiere. Lui è un musicista torinese molto conosciuto nell’ambiente noise-ambient-industrial soprattutto per i progetti Gerstein e A New Life. Altro tastierista intervenuto suonando il moog in un brano è Vinz Aquarian che oltre ad essere il leader della label discografica SPQR Label è anche cantante e tastierista del Ballo delle Castagne. L’unica voce maschile presente nell’album è quella di David Krieg. Un bravo cantante molto attivo nel panorama metal genovese. Veniamo ora a Maethelyiah di cui, giustamente, mi hai chiesto di parlare in modo specifico. Lei è la cantante dei mitici The Danse Society e leader della band Blooding Mask (con la quale io, Lucanato e Cherchi collaboriamo da tempo e, tra le varie cose, abbiamo partecipato ad un tour del Regno Unito nel 2010). La conosco da molto tempo e ho sempre apprezzato i suoi lavori discografici e il suo grande talento che mi hanno spesso ispirato in passato anche nel mio lavoro di compositore. Quando si è trattato di trovare una nuova voce per Il Segno del Comando non ho avuto il minimo dubbio a chiamare lei essendo pienamente convinto che avrebbe garantito, ad un tempo, continuità ed innovazione al progetto. Quest’ultima è stata una previsione che ritengo di aver azzeccato in pieno! 

Non si può fare a meno di parlare degli splendidi ospiti che ti hanno onorato della loro presenza, donando ulteriore prestigio ad un disco già di per se bellissimo... A parte l’intro, Echi Dall’Ignoto, interamente composta e suonata da Freddy Delirio dei Death SS, come si son dipanate le altre collaborazioni? In particolare c’ha colpito  quella con Sophya Baccini…

-Ringraziandoti innanzitutto per le belle parole, cerco di procedere con una descrizione di come si è svolta la collaborazione con ognuno di questi straordinari ospiti. Il primo a iniziare le registrazioni è stato Gianni Leone. Lavorare con lui è stato stupendo anche perché ha capito perfettamente il mood del brano che avevo scritto e scelto per la sua ospitata. Parlava delle varie parti melodiche che avevo composto come se sapesse a cosa avevo pensato nel momento della scrittura! Non si è limitato a mandare tracce di tastiera eccezionali, ma ha aggiunto parti di voce stupende e davvero evocative e fino all’ultimo ha voluto seguire i missaggi e fare esperimenti. Un’esperienza formativa sia dal punto di vista artistico che umano! Claudio Simonetti ha registrato tre tracce stupende di moog, mellotron e organo. Essendo cresciuto con la sua musica e considerandolo uno dei compositori che maggiormente mi hanno influenzato, è ben immaginabile cosa possa aver provato nel mixare nel mio brano quelle sonorità…! Nello stesso pezzo dove ha presenziato Claudio è intervenuto anche il grande Martin Grice dei Delirium. Lui è arrivato in uno degli studi dove abbiamo realizzato le registrazioni e ha improvvisato sulla base sia con il flauto che con il sax. Peccato aver dovuto fare una selezione delle sue parti perché erano tutte fantastiche- Paul Nash è il mitico chitarrista di The Danse Society. E’ intervenuto su due brani. Le sue parti hanno arricchito moltissimo i pezzi e sono state di grande ispirazione a Maeth che dopo il suo intervento ha deciso di rifare daccapo buona parte delle voci sviluppando nuovi arrangiamenti. Circa Freddy hai già parlato tu. Lui è un professionista molto preparato e un artista di gusto estremamente raffinato! Concludendo devo dire che avere Sophya nel disco è stato un grosso onore. Adoro la sua voce. Anche lei, è entrata perfettamente nell’atmosfera del brano (Trenodia delle Dolci Parole). Prima di registrare abbiamo parlato molto relativamente ai contenuti del testo. Ha dato anche un ottimo contributo creativo facendo un assolo con vocalizzi nella parte strumentale centrale.

La copertina è affascinante ed inquietante, nonché nasconde qualche rifermento…

-L’artwork è stato creato da Pino Pintabona e Danilo Capua: il pittore che collabora con Il Segno del Comando dai tempi di “Der Golem”. Danilo, oltre ad aver realizzato il logo del gruppo e la stampa con la civetta in stile espressionista inserita nell’edizione limitata del vinile, ha anche dipinto il quadro che appare nel front della copertina. Quest’opera pittorica, di cui sono il fortunato possessore (avendola ricevuta in dono da Danilo anni fa), risale al periodo immediatamente successivo all’uscita di “Der Golem” ed era stata preparata proprio in previsione di un utilizzo imminente per il capitolo successivo de Il Segno del Comano che invece ha dovuto attendere diversi anni per essere pubblicato. Abbiamo inserito anche la data di nascita e morte del pittore Marco Tagliaferri (uno dei personaggi del romanzo sceneggiato da cui prendiamo il nome) per fare un simpatico richiamo al passato. 

Ormai sono anni che per ognuno dei tuoi progetti (Zess, Malombra ed il Segno…) collabori a braccetto con Black Widow, segno forse di un legame che va oltre le questioni di business… ne vogliamo parlare?

-Il rapporto di amicizia ed affetto che mi lega a Massimo, Pino, Alberto e Laura è sicuramente forte e maturato nel corso di parecchi anni. Siamo sempre rimasti in contatto anche nel periodo in cui io lavoravo con altre etichette discografiche come SPQR Label. Tuttavia esiste una certa indipendenza professionale grazie alla quale si decide di volta in volta se collaborare o meno su un dato progetto. Forse ho pubblicato molti più dischi al di fuori di BWR di quanti ne abbia realizzati con loro. Tuttavia, il tornare a lavorare con la label che ha tenuto a battesimo i miei esordi discografici, è stato un gran piacere. C’è molto entusiasmo e abbiamo idee molto interessanti per il futuro!

Il tuo lavoro sul basso è davvero notevole… suoni anche le tastiere, componi… E allora come ti vedi? Bassista, compositore…?

-Il basso è il mio strumento principale. Ho avuto una  formazione eterogeneea e ampia. Ho suonato molti generi diversi e ho,  a mia volta, insegnato per parecchio tempo prima che i troppi impegni  mi costringessero a smettere. Dopo anni di attività live come strumentista, ho iniziato la mia carriera  discografica facendo il compositore (delle sole musiche), il coordinatore  dei gruppi, il direttore esecutivo e chiaramente suonando il basso; ma  con il passare del tempo e con l’aumentare della mole di lavoro, ho  avuto sempre meno tempo da dedicargli. Anzi, ho dovuto via via  sviluppare  competenze a 360° riguardanti tutti gli aspetti relativi alla  realizzazione, alla gestione e alla promozione dei miei progetti e ho  anche studiato sound engineering, editing e mastering digitale per tre  anni. Queste esperienze mi hanno permesso di crescere molto e ad un certo  momento ho deciso di mettermi alla prova anche nella scrittura dei testi  (attività che prima avevo sempre delegato ad altri); da li in poi non ho  mai smesso di scriverli e questa attività mi coinvolge e appassiona  profondamente! In pratica ora rispolvero il basso solo in quei periodi dell’anno in cui  devo fare concerti o registrazioni e talvolta accetto qualche  collaborazione come bassista con lo scopo di impormi di suonarlo. Il mio ruolo di tastierista, invece, è limitato al minimo indispensabile  proprio per coprire le necessità non diversamente ovviabili. Per rispondere alla tua domanda, devo quindi dire che ormai mi sento  più un compositore che un bassista.

Senti, rivedremo mai i Malombra ? Pensi di ritornare a collaborare con Mercy?

-Non so dirti granchè riguardo a Malombra, ma escludo di tornare a collaborare con Mercy e di conseguenza non parteciperò ad eventuali reunion del gruppo se queste verranno concretizzate.

Quali sono le prossime mosse de il Segno Del Comando?

-Intanto per cominciare, sto cercando di formare una  line up stabile che, oltre a realizzare i prossimi lavori discografici, porti  finalmente la musica de Il Segno del Comando dal vivo (cosa mai  avvenuta in passato). Proprio in questi giorni la BWR mi ha proposto un altro progetto  molto interessante da realizzare nel prossimo futuro prima di dare inizio  ai lavori di un nuovo album; che non sono ancora partiti perché voglio  prima fare un bilancio dell’esperienza de “Il Volto Verde”. Non posso ancora anticipare nulla a riguardo anche per non rovinare la  sorpresa a chi ci segue!

 Diego… Lasciamo alle tue parole la chiusura di quest’incontro virtuale…

-Voglio approfittare di questa occasione per ringraziare  tutti coloro che mi hanno intervistato o che mi hanno contattato  dicendosi interessati a farlo. Sono stati davvero molti! Tra questi ci sei  tu Salvatore e un ringraziamento particolare va Giornale Metal, che in  questa circostanza ha ospitato Il Segno del Comando! Dopodichè voglio mandare un ringraziamento a coloro che in questi  anni hanno cercato di mettermi fuori gioco, fermarmi e mettermi i  bastoni tra le ruote. Senza i loro ostacoli disseminati sul mio percorso,  non sarei mai cresciuto così tanto e non avrei realizzato neppure un  quarto di quanto sono riuscito a fare! L’ultimo (ma non ultimo) grazie, va a chi ha comprato il disco e sta  sostenendo il progetto!

Salvatore Mazzarella