BATTLE BEAST - Unholy Savior

Terzo album col botto per i Battle Beast, che già con il precedente album dal titolo omonimo uscito due anni fa avevano sbancato il "banco", dimostrando un notevole progresso rispetto all'esordio Steel. E nel rispetto del loro credo metallico, la band finlandese ha deciso di battere il ferro finché è caldo, cercando di perseguire lo percorso intrapreso nel corso del tempo dagli HammerFall, con la differenza che dietro al microfono c'è una brava cantante e non un uomo del calibro di Noora Louhimo. Il disco nello specifico è buono, già da subito brani come Lionheart hanno un impatto molto forte, il problema è che alla netta evoluzione del precedente disco, i Battle Beast hanno dato un seguito relativo. Se con Battle Beast hanno osato rischiando e quindi vincendo la scommessa, questa volta hanno deciso di restare sullo stesso piano per non sbagliare. Ne viene fuori un disco valido certamente, ma fin troppo simile al precedente capitolo. La title-track si scosta un po' dalla media, anche grazie al suo essere estroso ed ai suoni digitali accattivanti, ma nel complesso i Battle Beast sono una sorta di Manowar moderni, grintosi ed energini, ma anche molto melodici, dove è la voce femminile a fare la differenza.
Unholy Savior spazia tra momenti comunque molto vari che rendono il lavoro accattivante e coinvolgente, come nel caso di I Want the World... and Everything in It, dove è impossibile non muovere il culo in piedi sul divano di casa, o come Madness che viceversa è brano più epico e tradizonale del disco. Sea of Dreams tra melodie ionotiche e suoni filk, precede Speed and Danger, classico pezzo power/speed. La conclusiva Angel Cry anche se fa un po' il verso agli Angra, esplora territori differenti, più morbidi e certamente accessibili. Ottima la produzione ed il suono moderno, ma pigiando il lato stop resta l'amaro in bocca, perché i Battle Beast possono fare molto di più. 

Voto: 7,5/10

Maurizio Mazzarella