BLIND GUARDIAN - Beyond the Red Mirror

Nuclear Blast
Un disco superiore. Un disco superiore in tutto. Superiore rispetto alla media. Superiore rispetto alla massa. Superiore rispetto ai dischi già incisi in passato dagli stessi Blind Guardian. Un disco superiore rispetto ad Immaginations From The Other Side, il disco che ha consentito al “guardiano cieco” di raggiungere traguardi impensati e che oggi viene rispolverato, con una sorta di seconda parte, anche se intelligentemente il combo teutonico ha deciso di non dare a Beyond the Red Mirror l'appellativo di “part II”, come per rimarcare che rispetto al 1995 sono passati ben venti anni. Due decadi che si sentono nella loro totalità, perché anche se l'essenza compositiva dei Blind Guardian è rimasta immutata, c'è un metodo compositivo differente, un sound più evoluto e sorprendente, una band rinnovata ed una tecnica molto più curata a scapito di quell'imemdiatezza che rese immenso un album ormai storico come fu Immaginations From The Other Side. Non è quindi sbagliato dare alla band teutonica l'etichetta di band progressiva, perché ogno loro brano ormai sembra interminabile, vedi l'opener The Ninth Wave e la conclusiva Grand Parade che rasentano i dieci minuti complessivi di durata, ma a prescindere dalla durata, un loro pezzo è come una grande catena, un insieme di anelli sonori che s'intrecciano tra loro, trovano tonalità e sonorità sempre diverse, atte a piazzare, con suoni che hanno fatto parte della storia del gruppo, ma che oggi sono palpabilmente moderni.
La forza di Beyond the Red Mirror è che nel suo perdersi in arrangiamenti complessi, riesce ad incidere con pezzi diretti e potenti. E' il caso di Twilight of the Gods, un brano destinato a diventare un inno in sede live, stesso dicasi per At The Edge Of Time, probabilmente il componimento più completo e rappresentativo di un album destinato a lasciare un'impronta indelebile nella storia dei Blind Guardian. Beyond the Red Mirror è un album straordinarimanete metal, dotato di momenti sinfonici ed orchestrali ormai matriche classica del sound di Hansi Kürsch e compagni, vedi la possente Ashes Of Eternity, la carismatica The Holy Grail e la maestosa The Throne. In Prophecies fuoriesce la parte poetica del disco, come anche in Miracle Machine, probabilmente la ballata più bella composta nel corso della carriera dei Blind Guardian, mentre Distant Memories, nel suo approccio epico, nasconde anche quelle trame folk che da sempre sono il marchio di fabbrica del gruppo tedesco, aspetti che echeggiano anche in Sacred Mind. La forza dei Blind Guardiand è sempre stata quella di evolversi in modo coerenti, con episodi costantemente efficaci e ben riusciti. Ogni disco è un passo in avanti verso l'immenso. Illuminatevi. 

Voto: 9/10 

 Maurizio Mazzarella