BITERS - The Future Ain't What It Used To Be

Earache
Animati dal potente spirito del rock ‘n’ roll, i Biters suonano brani dinamici, saltellanti, palpitanti, e sono dotati di un’energia pressoché inesauribile. Un’aura di temerarietà e intimidazione circonda la storia della band, ma anche tra tutti quei ruvidi riff, segni di morsi e bicchieri rotti, la band è capace di pigli accattivanti e ritornelli orecchiabili e avvincenti. Già presentati come “La band che ha il look dei Ramones ma suona come i Cheap Trick!”, Biters s’inseriscono nel filone delle band che rielaborano il glam rock degli anni 70 con l’impatto del punk rock più divertente, in una bomba sonora che sa di Kiss, Ramones, Cheap Trick, Sweet, Hardcore Superstar, Motley Crue, New York Dolls, AC/DC, The Darkness, Aerosmith e Thin Lizzy ! .”The Future Ain't What It Used To Be" è il loro come back uscito lo scorso 19 Maggio su label Earache Records.A due anni dalprecedente lavoro, i rocker di Atlanta sfornano una nuova fatica discografica che pesca a piene mani, ben più che in passato, dal sound e dalle atmosfere del rock zeppe e rossetto dei '70, come s'intuisce già dalla copertina piuttosto pacchiana.

L'attacco con Let It Roll ci restituisce ancora il power pop robusto a cui ci avevano abituati, ma già con Stone Cold Love, primo singolo, ci ritroviamo catapultati nella suadente decadenza dei T. Rex. Calling You Home, Don't Turn This Good Heart Bad eGypsy Rose proseguono ottimamente la cavalcata tra le stelle tra echi del Duca Bianco e dei Moot The Hoople e stomping a là Slade. No Stranger To Heartache ci riporta in territori più hard rock, con un'irresistibile invito a canticchiarla. Vulture City è uno dei momenti migliori dell'album, con un robusto e tiratissimo groove - complice un riff trascinante - e allo stesso tempo seducente nei suoni. Hollywood è una ballad con tanto di piano, diciamo un passo azzardato per quanto ben riuscito; diciamo che comunque filologicamente anche questa è coerente con i richiami al terzultimo decennio del secolo scorso.Chasin' The Feeling è l'altra punta di diamante dell'album: un altro groove bruciante, impreziosito da un sapiente uso del riverbero e da un coro che s'incolla in testa.Chiusura al rallentatore affidata a un'altra ballad, dedicata allo stato che la band chiama casa: Goin' Back To Georgia. Piano, chitarra acustica e persino citazioni sonore che richiamo il George Harrison degli ultimi Beatles, sarà forse ridondante ma sicuramente ben riuscita.In definitiva, il gruppo è indubbiamente maturato sia al punto di vista tecnico che compositivo e traspare subito una particolare cura delle sonorità. A dispetto di tutte la band citate nelle influenze, sarebbe un errore pensare che la band manchi di un proprio sound o di un proprio stile, non da ultimo grazie anche a un tocco moderno che rende il tutto più fresco. Lo sguardo volto al passato potrà piacere o non piacere, ma i Biters sono indubbiamente un gruppo valido per davvero. E, come tutte le band di rock n' roll davvero valide, dal vivo sono sempre una bomba. 

Voto: 8/10 

Bob Preda