FEANOR - We Are Heavy Metal

Massacre
Come ci suggerisce il titolo “We are The Heavy Metal”, i Feanor gruppo argentino attivo dal 1996, si propone di creare un terzo album che esplori i lati più nascosti di un genere musicale sempre più in voga.Prodotti dalla’ Massacri Records’, la band compie un ulteriore passo avanti abbandonando la lingua madre spagnola per abbracciare quella inglese, da sempre più adatta al genere in sé. Ad avvalorare il tutto ci sono le notevoli collaborazioni: parliamo infatti degli ex Manowar Ross The Boss e David Shankle, nonché a Frank Gilchriest, ex Riot e Virgin Steele, e a Tony Martin, noto vocalist attivo anche nei Black Sabbath. Sicuramente nell’accattivare l’ascoltatore vi è il ruolo non scontato di una copertina a forte impatto metallico. L’album si apre con la title-track davvero granitica, dichiara con forza l’intenzione di proporre un hard rock già visto si, ma di piacevole ascolto ad ogni modo; brano che attraverso le chitarre trasuda aggressività, cantato con uso del growl. “Eol the dark”, appare molto maestosa nella parte iniziale ma col tempo perde questa carica e lascia spazio all’urlo disperato del singer che sfoggia a più riprese le sue doti adatte a questo genere. Inizio alquanto celtico per “Earendil the Sailor”, ci trasporta in un mondo del tutto nuovo e magico, chorus epici si susseguono con il cantato semplice, questo intreccio caratteristico si alternerà per tutta la durata del brano ed è forse la parte più interessante, sul finale accelera notevolmente il tempo. La intro di “The Dispicoline of steel” ha qualcosa che per qualche secondo ci riporta ai Led Zeppelin, ma se l’inizio è sofisticato, presto si fa spazio la linea heavy che sarà la colonna portante del disco, uno dei pezzi più veloci ed aggressivi del platter, a più voci che si sovrappongono, assolo di chitarra elettrico verso la metà velocissimo.

Il suono di una fiamma, o meglio lo scoppiettio di un fuoco introduce “Dagor Nuin Giliath, interamente strumentale, a metà ci regala una musica dolcissima che sembra staccarsi totalmente dal discorso totale, effetto trascendentale ed emozionale. La particolarità del brano precedente si estende anche in “The water gradens”, soffuso l’inizio che lascia spazio ad un cantato regolare a cui risponde un coro ad effetto maestoso. Dolcissima e passionale appare “White and Blue” che ha quasi l’effetto di una preghiera, è un brano lento quasi interamente eseguito a coro, piace tanto questo cambio di rotta, con vocalizi rockeggianti e chitarre ad accompagnarli. Ritorno travolgente all’energia con “Crying Games” già dedito dalla prima nota ai virtuosismi delle sei corde, e mantiene la stessa linea sino alla chiusura, sound totalmente differente per “The visitors”, ha tanto di già ascoltato questo brano a dire il vero soprattutto nella prima parte, più voci eseguono il brano che non dona particolari effetti all’intento generali dell’album. “The Darkness” risulta molto più aggressivo nella linea melodica, ma il grosso qui lo fa il singer senz’ombra di dubbio. Ci porta lontano con la mente “The Scribe”, con suoni suggestivi, qui si sperimenta prima orientaleggiante poi parole pronunciate ad effetto meditativo, la musica che accompagna appare dedita alla riflessione, questa è una vera sorpresa; sempre qui ritroviamo l’epicità dei cori suggestivi. Ultimo brano “The epic of Gilgamesh, pt.1” dal tono fortemente celebrativo con armonie deliziose che sicuramente impreziosiscono. Intento fondamentale del gruppo sembra esplorare in ogni modo possibile le diverse sfumature del genere Heavy, alcuni brani sono lineari e in realtà un po’ scontati mentre altri spiazzano completamente l’ascoltatore. Il mio è un parere sicuramente positivo, un album che va goduto e apprezzato ad ogni traccia. Avanti tutta! 

Voto: 7.5/10 

Angelica Grippa