RHAPSODY OF FIRE - Legendary Years

AFM
Quella dei Rhapsody è un’epopea estremamente complessa, tanto da chiedersi già sin d'oggi cosa resterà ai posteri di una tra le più rappresentative band italiane entro ed oltre i confini del mondo del metallo. Per un contemporaneo non addetto ai lavori, per un casual listener, riconoscere le spesso impalpabili differenze tra Rhapsody, Rapsody of Fire, Luca Turilli’s Rhapsody e Rhapsody reunion è compito decisamente assurdo – oltreché inutile. Per farla breve, i Rhapsody of Fire dell’anno 2017 sono costituiti dal fondatore, mastermind e tastierista Alex Staropoli, dall’ex-Thundercross (la band dalla quale nacquero i Rhapsody all’inizio degli anni ’90) Roberto De Micheli, dal bassista Alessandro Sala (in formazione dal 2015), e dai nuovi Manuel Lotter alla batteria e Giacomo Voli(Teodasia) alla voce. Gli ultimi due innesti vanno a colmare le defezioni di membri storici Fabio Lione ed Alex Holzwarth avvenute nel 2016, con il duo curiosamente impegnato oggi in un “farewell tour” mondiale coi restanti membri della band: il fondatore Luca Turilli, il bassista Patrice Guers ed il secondo chitarristaDominique Leurquin. Un tour al quale Alex Staropoli non ha partecipato: del resto che senso avrebbe avuto un tour di addio per uno che ha band ancora attiva, anzi nel momento più fragile ed in cerca di un importante rilancio, forte anche dell’attenzione mediatica suscitata dalla voce di Giacomo Voli, noto alle cronache italiane anche come concorrente di “The Voice”? L’album che lancia la band nelle galassie metalliche si apre con Ira Tenax, fantastica intro condotta da un coro totalmente in latino e insaporita da un tappeto di tastiere. L’intro lascia il passo ad uno dei classici del gruppo: Warrior Of Ice. Splendida cavalcata dal flavour epico che tradisce un ritmo incalzante e indimenticabile. L’opener racchiude a grandi linee tutte le caratteristiche che in futuro rappresenteranno il marchio di fabbrica della band. Il soffio gelido del vento invernale prelude a Rage Of The Winter, brano di prestigio unico. La melodia magica dipinge un paesaggio armonioso velato di neve chiuso dall’abbraccio di madre natura. Un sogno interrotto, una quiete lacerata solo dal violento assolo di Turilli che vanta una notevole abilità allo strumento. Forest Of Unicorns è una lenta marcia medioevale condita di flauti e tamburelli che sfocia in un ritornello epico e trascinate, tendenzialmente orecchiabile. Flames of Revenge vanta un ritmo deciso grazie al lavoro vivace della batteria che accompagna il solito gioco di tastiere del formidabile Staropoli.

La canzone dai ritmi accattivanti e dai toni cavallereschi è un chiaro esempio delle intenzioni dei triestini. A seguito giunge Virgin Skies, un azzeccato intermezzo eseguito accuratamente su linee barocche e rinascimentali. Land of Immortals segue a ruota rivelandosi un frammento di estrema bellezza. Incalzante, serrata e maledettamente epica dissimula un viaggio attraverso una terra leggendaria. Le chitarre sotto un fitto tappeto di tastiere ricreano un’atmosfera da brividi che permette al brano di entrare di diritto tra i classici della band italiana. Echoes of Tragedy è una malinconica, triste e nostalgica ode. Dalle ritmiche cadenzate ricche di pathos è da citare anche per l’ottima prestazione del singer Fabio Lione, dotato di un vibrato eccellente. Lord of the Thunder è un’altra traccia tipica dei triestini: le chitarre taglienti e la batteria insistente dettano i tempi del brano investito da toni epici e classicheggianti. La title-track è forse il brano più epico dell’intero lotto. Forte delle ormai tipiche melodie rinascimentali il brano, edulcorato dall’armonia di flauti incantati, si avvolge su se stesso raggiungendo l’apice nel chorus pomposo e solenne. “Legendary Years” è un disco che in fans dei Rhapsody Of Fire difficilmente lasceranno sugli scaffali dei negozi, tanta è la curiosità di ascoltare la nuova line up all’opera. Inoltre si tratta di un piacevole greatest hits, che tocca la prima parte della carriera della band triestina. Ovviamente noi aspettiamo al varco i nostri con il prossimo album di inediti, che ci dirà quanto realmente possono dare i nuovi arrivati in fase compositiva e come se la caverà il buon Giacomo, finalmente alle prese con brani scritti appositamente per la sua ugola. 

Voto: 8/10 

 Bob Preda