DISEQUAZIONE - Progressiva Desolazione Urbana

Andromeda Relix
Un’eccellente fusione fra il pop italiano e il progressive britannico contraddistinguono una band italiana dalle mille doti, i Disequazione nati negli anni ’80 a Trieste. Galeotto fu l’incontro tra Giorgio Radi, bassista, e Vinicio Marcelli, chitarrista. Analizziamo un album pubblicato nel 2016 da Andromea Relix dal titolo “Progressiva desolazione urbana”, molto del significato è nascosto nel titolo, possiamo facilmente percepirne temi  e problematiche affrontate, più attuali che mai…

“Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L’uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine.” (Eugenio Montale)

Con questa meravigliosa citazione si apre un semi-concept album di una band che dopo una lunga pausa e una carriera lunghissima colma di soddisfazioni torna a stupire. Ci parla di un tema a noi caro lo squallore dell’urbanizzazione, questo aspetto che piano ci sta conducendo al più atroce degrado. In più di 40 minuti di musica di ottima qualità ci presentano un progressive rock con varie sfumature, ben eseguito in tutti e 7 brani che mantiene in ogni parte un aspetto alquanto classico. Il disco si apre a suon di tastiera con “Inutile”, un brano sopraffino per molti versi, nulla viene lasciato al caso, tutto ben definito e curato allo stile alla voce, a più riprese ricercato, da sottolineare la pregevolezza infinita della parte finale che vi lascerà di stucco e sicuramente in primo piano la tastiera di Dario Degrassi. Con il secondo brano capiamo che la band fa sul serio, “Il vaso di Pandora” ci fa compiere un lungo ed instancabile viaggio fra diverse melodie che ci tengono attaccati ed interessati sino all’ultimo secondo eseguito co maestria, soprattutto dagli strumenti a corde che danno il loro meglio dall’inizio alla fine. Grande performance del singer Luca Sparagna in “E’ giorno ormai”, clear la performance,anche se a tratti sembra di mancare di potenza, ma tutto viene colmata dalla strumentazione, un brano riuscito comunque, non sperimentano ma ci offrono una musica di alto livello. I cambiamenti di melodia nello stesso brano sono frequenti in “Nel giardino del piccolo Gik” che sottolinea i punti forti del lavoro, prima fra tutti e chitarre eccezionali e i cambi di tempo che gli donano pregio. Come quasi ogni album progressive che si rispetti, anche qui troviamo una suite, a conclusione diviso in tre atti che elevano alla massima potenza le loro doti, la prima parte è più ordinaria, soft e di facile ascolto mentre il secondo più ecclettico e particolare sembra riprodurre tutti i rumori che richiamano l’inquinamento acustico. L’ultima parte è la mia preferita, tutte e tre strumentali completano un disco che non potranno non adorare gli amanti del progressive più pure, compresa la sottoscritta. Ennesima conferma di chi la musica la sa fare davvero, ben tornati Maestri della Musica!

Voto: 8/10

Angelica Grippa