RAGE - Season Of The Black

Nuclear Blast
Dal lontano 1985 fino ad oggi, il nostro caro Peavy Wagner è alla guida di una grande band che tra alti e bassi, cambi di formazione, rimane un autentica icona metal nel panorama musicale mondiale. Il nuovo Season Of The Black sancisce il loro ritorno sul mercato discografico dopo appena un anno dal precedente e fortunato The Devil Strikes Again. Con questo lavoro i nostri cari tedechi decidono ancor più di dare un occhiata al loro passato, andando a ripescare sonorità di fine ani ’80 e inizio ’90, in cui i Rage erano parecchio in vista, probabilmente gli anni d’oro anche per loro. Si sono liberati da parecchi orpelli sinfonici in favore di un sound più diretto e a tratti crudo e quasi thrash metal. Per molti sarà una gradita sorpresa risentire questa band pestare duro pur mantenendo il loro classico e melodico trademark. Quindi per il loro disco numero 23 hanno cercato come di consueto di fare le cose in grande. E in parte le cose gli sono riuscite. In parte perché possiamo assistere alla creazione di ottimi brani, validi e rocciosi al punto giusto come ad esempio l’iniziale e thrashy Season Of The Black, in cui si fanno da subito notare per la violenza e velocità oltre a un cantato quasi growl in alcune parti, il che dona al brano una marcia in più.

Degna apertura. Con la seconda Serpents In Disguise i tempi rallentano, una traccia che possiamo definire nella norma, con tanto di cori da poter canticchiare ai loro live e in cui si può notare il classico gusto melodico infarcito anche da accelerazioni al fulmicotone. Se procediamo avanti possiamo captare un senso di nostalgia verso il passato, basato su possenti chitarre assai melodiche ma sempre pesanti. La parte vocale probabilmente è quella che sinceramente penalizza il tutto, Wagner non è mai stato comunque un vocalist eccelso, ha sempre avuto un range vocale nella norma, non essendo mai troppo particolare, a meno che egli si butti sul growl in cui da segno di cambiamento e diversità. Ma a molti piace e anche tanto. Comunque sia, in generale tutti i brani sono sulla stessa lunghezza d’onda. Prodotti magnificamente, suonati da manuale e con gusto. Lontani dal glorioso passato, ma sempre e onestamente presenti. Altre song da segnalare sono: Septic Bite, la velocissima Walk Among The Dead, Justify e il mid-tempo di Bloodshed In Paradise. Gioiscano i vecchi fan della band, qui troveranno quello che cercavano da tempo. 

Voto: 7/10

Sandro Lo Castro