BAND OF SPICE - Shadows Remain

Scarlet
Il cantante/compositore svedese Christian "Spice" Sjöstrand, dopo aver militato per ben 9 anni negli Spiritual Beggars (stoner metal band di un certo riguardo a livello internazionale) ed oltre ad essere attuale voce dei thrashers svedesi Kayser e chitarra/voce nel suo nuovo progetto My Regime, ci presenta il terzo album del suo altro progetto Band Of Spice. Un disco piuttosto atipico, considerabile forse una specie di "follia discografica" dichiarata. Almeno ad apertura del disco ci accorgiamo che la matrice è lo Stoner più incazzato e veloce, ai limiti del thrash, direi. La voce acida di Spice rievoca scenari folli fin dalla strana ninnananna introduttiva "Only One Drink", proseguendo nell'ascolto ci troviamo difronte a un metal che a volte sconfina in ritmi thrash, altre addirittura in qualcosa che ricorda il punk, l'Hard Rock tradizionale, ed altro ancora. Come fanno a convivere tutti questi stilemi così amalgamati? Semplice: con la visceralità e gli sforzi autentici. Spice è stato chiaro sull'affermare che per questo disco non voleva nulla di digitale, prediligendo lo spazio arioso di uno studio di registrazione e gli strumenti musicali suonati materialmente senza alcun filtro artificiale. Una produzione che sa di anni '70, insomma.

Per descrivere musicalmente un particolare periodo di vita del cantante che lui stesso afferma essere stato "dominato dalla follia". E per questo ha deciso di impiegare suoni analogici per render tutto "il più onesto possibile". Che dire... non ci troviamo di certo difronte ad un capolavoro della musica Rock (e d'altronde non era certo questo l'intento da raggiungere), ma l'onestà tanto decantata non è certo lontana dalla realtà dei fatti, in fin dei conti. Di sicuro l'accostamento con brani tirati e metallici come "Pet" e "Coherent Train Of Tought" con una morbida ballad dalla chitarra clean con sapore prettamente jazzato come "Apartament 8", le bellissime acidità chitarristiche pastose e stoner di "The Saviour And The Clown" e due belle rock song senza compromessi come "Give Me A Hint" e "Sheaf" (molto bello il riff di quest'ultima) con la simil-bossanova (!) di "Take Me Home", farebbe apparire il lavoro nel suo complesso un po' disordinato... folle per sua stessa ammissione. Ma bisogna affermare che dischi nati in un contesto così intimista e personale non sono consumabili con la facilità di bere un bicchiere d'acqua. Consiglio un ascolto ripetuto, per apprezzare bene le sfumature di questo lavoro, nato dalla fervida fantasia di un songwriter che, in qualche modo, è arrivato ad un certo livello di visibilità internazionale. Un plauso per la copertina, ispirata probabilmente a qualche locandina di B-Movie anni '70, quando le locandine erano opere d'arte e non prodotti sfornati in serie con la solita sterile grafica 3D. Se ciò non è abbastanza sanguigno... 

Voto: 7/10 

Alessio Secondini Morelli