CARONTE - Yoni

Van
Questo ritorno discografico cementifica ancora di più la band capitanata da Dorian Bones tra i grandi del doom, i nostri, confezionano un disco pregno di sacralità pagana, una celebrazione che lascia un profumo mistico e spirituale dalle venature elettrificate e potenti. 7 atti questo disco, sette passaggi fatti di grande doom e ispirazione sabbathiana, ma non solo, è un grande affresco elettrico ad opera dei doomsters nostrani. “Abraxas” è l’opener, potente, alta, con vocalizzi rituali che seguiranno per tutto il disco, e la voce evocativa epica e drammatica del nostro, chitarre spesse, grosse; un suono pachidermico, ricco di pathos, batteria compatta e cori epici a dare più emozionalità al brano. “Exctasy of hecate” è un mid tempo potente, ricco di umori sabbathiani e di un profumo inebriante di seventies; grande lavoro alla chitarra da parte di Tony Bones, ma anche la sezione ritmica che lavora in simbiosi composta da Henry Bones e Mike De Chirico non sono da meno; un basso distorto ci avvolge come le spire di un serpente, mentre il nostro evoca nel ritornello spiriti arcani. “Promethean cult”, un brano lento, possente e ricco di tribalismi pagani evocativi; il nostro usa più registri vocali, uno più basso, quasi bluesy, mentre il secondo è squillante, alto e pieno di sacralità; grande solo di chitarra in wha wha.

“Shamanic meditations of the bright star”, è anch’esso intriso di spiritualità e evocazione arcana; una cerimonia antica retta da mid tempo compatto, riffing hard/blues e cori cerimoniali; difficile non rimanere coinvolti, qui spirito e cuore sono in risonanza. “Totem” è grande hard, un caldo riff settantiano, avvolgente, il nostro che canta liriche piene di pathos, un mid tempo che è un torrente in piena, riffs che sembrano una colata lavica. “The moonchild”, doom metal epico, spirituale ,penultimo capitolo di questo rito antico, un’evocazione elettrica su un impianto quasi sabbathiano ma sentito con cuore, anima e convinzione dei propri mezzi. “V.i.t.r.i.o.l.” è l’ultimo atto, un brano introdotto da una chitarra da un riff doom e dolente, per poi iniziare un mid tempo compatto, riff che sono un muro sui quali si erge il singer che canta litanie alte e ricche di pathos emotivo, anche qui grande solos dal sapore seventies; un brano eccelso. Un disco che è una cerimonia elettrica, grande lavoro dei nostri parmensi; un disco che ancora di più li annovera tra i grandi del genere, e soprattutto disco da avere per far risuonare lo spirito. 

Voto: 8,5/10

Matteo ”Thrasher80” Mapelli