POWER QUEST - Sixth Dimension

Inner Wound
Dopo i Force Majeure, un altro bel disco che partendo dal Power Metal più melodico va a sconfinare nel Pomp Rock. Personalmente credo sia sempre gradita, discograficamente, una presenza di questo stampo. Steve Williams, tastierista inglese proveniente dai connazionali DragonHeart, formò i Power Quest 16 anni orsono. Pur essendo molto attivi discograficamente, dato che questo è il loro sesto album, i nostri hanno subito negli anni la continua spada di Damocle di una continua instabilità di line-up, compensando però con una situazione "internazionalizzata", reclutando via via musicisti da differenti paesi europei. Tra gli altri, sono passati per la formazione anglosassone anche i nostri Alessio Garavello (voce) e Andrea Martongelli (chitarra), provenienti entrambi da una delle migliori realtà power metal del suolo italico: gli Arthemis. Riguardo il presente "Sixth Dimension", i nostri, con formazione rinnovata (sono presenti i chitarristi Glyn Williams e Andrew Kopczyk, il bassista Paul Finnie, il batterista Rich Smith e il nuovissimo singer Ashley Edison) ci mostrano subito di che pasta sono fatti. Fin dall'iniziale "Lords Of Tomorrow" (caratterizzata dal testo particolarmente ottimista e grintoso, molto in linea col Power Metal più "manieristico") ci viene mostrato chi la fa da padrone.

Steve Williams e le sue keyboards roventi eseguono ottimi tappeti sintetizzati dal sapore sinfonico/virtuosistico e ricco di barocchismi, come nella rocciosa "Kings And Glory", nella più oscura "Face The Raven" e nella bellissima "Pray for The Day", che assieme alla lunga e complessa title-track sono le due tracce più "Pomp" in assoluto di tutto l'album; oltre a ciò, troviamo i consueti assoli "shredding-synth" (alla maniera del mitico Jens Johansson, tanto per capirci), laddove il bravo Steve non disdegna di duettare con gli assoli "shredding-altrettanto" delle chitarre, in una rincorsa al virtuosismo tutto sommato piacevole ma mai fine a se stessa, che trova la sua massima espressione sulla parte centrale della complessa "Coming Home". Ed ecco la particolarità dei nostri. Dimostrare che le tastiere sono uno strumento musicale di importanza "religiosa" per il Power Metal. Ciò dipende sempre dalla maniera di utilizzarle, ed un fuoriclasse come Steve Williams sa bene il fatto suo senza mai strafare o essere ingombrante a discapito degli altri strumenti. La sua presenza non significa difatti mettere in ombra gli altri musicisti, anzi debbo dire che la forza d'insieme dell'elemento musicale si regge su una media tra il buono e l'ottimo. Edison non fa rimpiangere il nostro Alessio Garavello dimostrando carattere, qualità d'interpretazione e doti vocali sopra la media, ottimo il lavoro dei due chitarristi, sezione ritmica precisa e potente, ottima produzione, uso diffuso di tonalità maggiori e cori anthemici, liriche epiche che più epiche non si può. Di sicuro, per l'indubbia qualità dell'opera, non mi sento di dare alla band meno di un bell'8 su 10, facendo tanti auguri ai nuovi Power Quest per il futuro della loro carriera. Class on!!! 

Voto: 8/10 

Alessio Secondini Morelli