DANIEL CAVANAGH - Monochrome

Kscope
Sette perle vere e proprie, frutto di anni e anni di instancabile lavoro e una carriera nel gruppo inglese degli Anthema, così ha deciso di esordire Daniel Cavanagh nel suo primo vero release da solista. Approfittando della breve sosta tra la pubblicazione dell’ultimo lavoro in studio degli Anthema “The Optimistc”, e il loro tour internazionale ha deciso di registrare e completare il mixaggio che gli ha permesso di spiccare il volo e smettere di celare l’artista meraviglioso e polistrumentale, che milita nella band di Liverpool. Ogni brano è riflessivo, intimista tocca la parte più profonda dell’anima dalla prima all’ultima traccia, e si propone sicuramente come il lavoro più autobiografico e profondo messo a paragone con i dischi della band madre. La capacità dell’artista di scavare nel fondo delle emozioni attraverso un lungo percorso sensazionale centrato sull’amore è notevole ma vi è un altro tema caro al platter, la perdita. Importante è sottolineare che c’è tanto della band nella quale milita e alcune canzoni sono facilmente riconducibili ai capitoli più importanti della loro carriera. Ha una delicatezza esagerata, una parte strumentale curata e i 7 brani hanno una certa omogeneità nelle tematiche e nella struttura vera e propria, anche se non particolarmente complesse, non hanno comunque solo strofa e ritornello. La voce è ammaliante e si unisce ad una dolcezza nel suono, le doti da strumentista le conoscevamo già, sperimenta tanto in brani davvero lunghi. Questo capolavoro si apre con “The Exorcist” che trascinato dalle tastiere ci accompagna in un coinvolgente crescendo che fa uscire la parte più disperata del lavoro, magnifico.

Al secondo capitolo già si cambia stile, una grande contaminazione folk che vede un’illustre ospitata quella della vocalist Anneke Van Giersbergen, da tempo amica di Daniel, partecipa con entusiasmo a più brani e in questo caso specifico crea un duetto ad alta qualità. Il violino di Anna Phoebe scandisce il drammatico “Soho” il momento jazz più elevato del platter che apre ai 9 minuti di sperimentazione pura di “The Silent Flight of the Raven Winged Hours”, questo brano ha molto da analizzare, in primis è liberamente ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe detiene quindi una matrice letteraria che gli dona lustro. Inquieta in vari tratti è ancora una volta si rende evidente il violino di Anna suonato ad arte, e accompagnata dalle chitarre che riescono a creare un insieme dark e mantrico per il pezzo. Dopo questo eccellente lavoro arriva la ballata leggera e acustica contaminata dal folk, frizzante e situata nel momento giusto del disco, crea uno stacco. Ritorna la voce di Anneke in “Oceans of Time”, chiaro il collegamento alla band di provenienza ha una struttura bella, particolare. Si chiude il tutto in modo per niente banale, “Some Dreams Come True” che ci fa letteralmente viaggiare su de dimensioni diverse e parallele, quella della realtà che si struttura sulla parte strumentale e quella del sogno che si crea attraverso la riproduzione di suoni sottofondo come i gabbiani o la voce di bambini, ricrea un’atmosfera poetica e nostalgica. Sicuramente Daniel sta vivendo un periodo davvero roseo per la usa ispirazione. Noi siamo felici di conoscere le grandi potenzialità soliste di questa artista, e siamo felici soprattutto in un momento tragico, di passaggio si, ma la musica di giorno in giorno vede scomparire i veri maestri che hanno fatto la storia, sono i lavori come questi che ci confortano. Thank you Great David! 

Voto: 9/10 

Angelica Grippa