FOLKSTONE - Ossidiana

Folkstone
Dodici anni di attività musicale ininterrotta e cinque albums pubblicati sono tanti, per una band come i Folkstone da Bergamo. E sono abbastanza per sviluppare una personalità musicale tale da miscelare sonorità metal e folk in modo da sviluppare una personalità meravigliosamente "nostrana", che farebbe invidia a parecchi gruppi europei del settore Folk Metal. Dico questo pur essendo consapevole di essere italiano madrelingua , e per questo capace di comprendere appieno le sfumature dell'associazione musica/testo meglio di un inglese o di un tedesco, e ne approfitto quindi per la presente recensione, dato che solo parzialmente sono riuscito a fare altrettanto, ad esempio, con i DIE APOKALYPTISCHEN REITER. Il cantato in lingua madre dei Folkstone, in effetti, è meraviglioso tanto nel rievocare atmosfere da taverna, amori tormentati o riflessioni esistenziali del viandante libero dai precetti della società moderna. I nostri sono nati in un contesto un po' più "celtic" grazie al costante uso delle Bagpipes (o meglio la versione bergamasca, chiamata Baghèt in dialetto), ma con questo ottimo quinto album "Ossidiana" si ha la forte sensazione, non vorrei sbagliare, che gli elementi assimilati dai nostri nella loro musica siano similari a quelli dei migliori Modena City Ramblers, ad esempio. Il cammino musicale dei Folkstone prosegue, e non si fa mancare davvero nulla in quanto a contaminazione. Brani come "Pelle Nera E Rum" e "Scacco Al Re" nella loro frenesia fanno risuonare sempre in alto la voce dorata della Baghèt/Bagpipe come elemento distintivo e fortemente caratterizzante, mentre "Scintilla" e la bellissima "Anna" amalgamano in maniera davvero piacevole delle eccellenti chitarre metalliche con ritmi da ballo traditional ed atmosfere quasi gitane evocate da un canto magico (spesso a due voci) retto da sezioni di chitarra acustica. Bellissima "Asia", scatenato omaggio agli elementi tipici di un continente apparentemente lontano ma in realtà così prossimo alla nostra cara e fin troppo vecchia Europa.

La musica dei Folkstone è sempre, costantemente, fortemente epica quanto popolare. "Mare Dentro" è ballad intimista dal testo profondo e le vocals paiono fortemente influenzate dal particolare stile di cantato del grande Paolo Conte. "E Vado Via" ed "Istantanea" sono altrettante ballate profondamente poetiche, e la dimensione oscura e riflessiva proposta nei rispettivi testi appare molto sentita ed altrettanto di classe, paragonabile a sprazzi del miglior cantautorato. Ed anche di questo ringrazio i Folkstone, giacché anche la miglior tradizione cantautorale italica è salvificamente amalgamata nella loro musica. E poi... se le chitarre metal potrebbero far storcere il naso ai puristi (ma quali puristi poi...), io personalmente sono felice che i nostri siano arrivati a tal punto della contaminazione tra i due mondi musicali così apparentemente distanti come il folk ed il metal. I Folkstone sono ormai espressione della musica che cambia in relazione del cambiamento del mondo che circonda l'essere umano, di un forte desiderio di unione ed aggregazione di comunità popolari (elemento folk) anche in contesti ambientali metropolitani (elemento metal), ormai morenti a causa dell'alienazione e della meccanicizzazione imperanti ormai da troppi decenni (e il testo di "Paranoia" ha l'arduo compito di indurre a riflettere fin troppe persone). Questo è un segno dei tempi. Quando la musica è animata da una forte anima concettuale, e quand'essa arriva assieme a scatenare la voglia di danzare e assieme a spingere alla riflessione, ci rendiamo conto di trovarci di fronte a qualcosa che non ha precedenti neppure nel passato del cosiddetto Folk Metal (Skyclad a parte, ovviamente loro non si toccano). Attenti Ensiferum, attenta Arkona, arrivano i Folkstone. Ed il ballo al suono delle Bagpipes è assicurato, anche negli aggregati suburbani, illuminati da falò posticci con il rum che scorre a litri nelle gole riarse. Questa è la loro forza. Continuate così Folkstone, la gente (the folk) ha sempre bisogno di voi. 

Voto: 10/10 

Alessio Secondini Morelli