THE UNGUIDED - And the Battle Royale

Napalm
Ritorno per la band fondata dal transfuga dai Sonyc Syndicate Roger Sjunnesson; un ritorno decisamente basso. Il perché è presto detto, non fatevi fuorviare dalla copertina fantasy, qui non si tratta di power metal, ma di metalcore, oppure presto detto, pop coi chitarroni. Si perché qui non c’è nessuna differenza tra questa band, e il gruppo madre, un gruppo che mi ha sempre stupito per la pochezza di scrittura e che di metal e di spirito metal ne ha sempre avuto ben poco, come questa band purtroppo. L’opener “Death’s sting” rende bene, produzione massiccia, chitarroni presi dal death svedese, quintali di elettronica e growl posticcio, certo la band picchia, ma è solo aggressiva per finta perché a smorzare il tutto arriva il ritornello pop che smorza tutta la carica che il brano dovrebbe spingere verso la classica botta. “The heartbleed bug” sembra di sentire gli In flames più recenti; tastiere, up tempo, anche qui il growl c’è ma sembra messo come per dire, vedete che anche noi siamo cattivi? cattivi si fa per dire, perché arriva il cantato poppettino per attirare le ragazzine teenager fintamente “evil”.

“Legendary” è un up tempo electro/metal, up tempo che potrebbe essere benissimo usato da una boy band se rileggesse il metal, dov’è la grinta? i riff sono spesso smorzati da troppa elettronica che sovrasta e il growl scopiazza il death svedese ma l’identità del gruppo dov’è? “Dark metamorphosis” è il classico filone metalcore; up tempo in growl, chitarre dai riff compressi, fin qui potrebbe andare bene, nonostante il tiro inflazionato ma purtroppo ecco che arriva il classico ritornello pop che potrebbe piacere alle classifiche alternative americane, ben fatto, ma un po' vuoto. “A link to the past” è pervaso da troppa elettronica, il metal, le chitarre sono messe in secondo piano, la batteria fa il suo, c’è anche un buon solo in armonizzazione, ma ancora il cantato melenso e troppo sdolcinato rovina il brano. “Force of nature” è un mid tempo pervaso ancora da beat elettronici, un growl, riffing stoppati; il risultato è discreto, ma anche qui il ritornello che dovrebbe far volare il brano latita. Un disco che purtroppo è troppo fumo e poco arrosto, ha una patina metal, ma non nella sostanza; irrimediabilmente pop zuccheroso solo per conquistare i teenager modaioli che di metal non hanno mai sentito niente ma si accontentano di aggressività annacquata; uno può mettere sulla 500 la vernice rosso Ferrari e il cavallino rampante, ma rimarrà sempre una 500. 

Voto: 4.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli