PRETTY BOY FLOYD - Public Enemies

Frontiers
Il Glam!!! (Metal!!!) Quello vero, quello di fine anni '80, epoca d'oro. E chi si sarebbe mai sognato che ricicciassero fuori discograficamente... I Pretty Boy Floyd? Tamarrissima quanto mitica band americana tutta trucco e lustrini, ma capace di infuocare un party studentesco con sole due note d'attacco di una song con il tipico rovente e trasgressivo riff di chitarra, suonato anche con il più schifoso giradischi. Saranno pur lontani i tempi del bellissimo esordio "Leather Boyz with Electric Toyz"... per la verità, i nostri non hanno certo smesso di suonare, nonostante una prevedibile trafila di battute di arresto che la loro attività di band ha subito in questi 30 anni di esistenza (il Glam Metal, insomma, non è più da tempo un genere mainstream, voi tutti lo sapete bene). Per lo stesso motivo, la loro attività discografica è ridotta al lumicino: contando dal suddetto esordio datato 1989, questo "Public Enemies" del 2017 è il quarto album. Quinto, se si conta anche il Tributo che i nostri hanno fatto ai Kiss nel 2010. Ma è sempre una gioia riascoltare una band che, perlomeno quando riesce a incidere un nuovo album di inediti, dimostra di non aver assolutamente dimenticato i migliori trucchi del mestiere. L'album dimostra una giovinezza ritrovata (o forse mai perduta?) che riscalda il cuore! E tutto, proprio tutto, in linea con ciò che di più bello si ricorda del Glam Metal. Produzione cristallina ma non anacronistica, buon sano Hard Rock & Roll tanto accattivante e... testi e titoli tanto tanto Sleazy, che più Sleazy non si può. Ne volete un assaggio? "High School Queen", "Do Ya Wanna Rock", "Girls All Over The World", tutti titoli che fanno immediatamente capire il "manierismo" del genere musicale in questione. E quanto loro possano esser considerati dei veri maestri... trasportati in epoca attuale con la macchina del tempo.

Le chitarre, soprattutto, sono davvero roventi ed hanno un suono molto Heavy ed allo stesso tempo orecchiabile (ed era la cosa che più mi piaceva di molti gruppi Glam del periodo). Inoltre, una performance vocale, quella del grande Steve "Sex" Summers, meravigliosamente velenosa ed aspra ma di gran carattere, nel suo tipico modo di cantare a mo' di "checca primadonna" liceale. Tra l'altro mi sento di dire che, con le dovute proporzioni, il singolare cantato di Steve Summers mi ricorda spesso e volentieri certi vocalizzi altrettanto velenosi e trasgressivi, ma di ben altra levatura, tipici del "nostro" Steve: Steve Sylvester, ovvio (vedo già tanti saltare dalla sedia urlando al sacrilegio... ma era una cosa che dovevo dire prima o poi. Comunque, i paragoni con i Death SS terminano qui, chissà però se davvero Summers si sia almeno un po' ispirato al nostro... tutto è possibile, i "nostri" hanno influenzato molto più di quanto immaginiamo). Non mi soffermo ulteriormente sulla tracklist: il disco scivola spensieratamente tanto tanto bene dall'inizio alla fine e, quel che conta, pur contenendo stilemi triti e ritriti che sono tutti quelli tipici del genere, il coinvolgimento è al massimo. E questo, ripeto, tanto grazie ad una band che dimostra di non aver perso lo smalto dei tempi migliori, quanto ad una produzione nitida e perfetta. Io consiglio caldamente a chiunque, anche non appassionato di Glam, di darci un ascolto. Il disco è bello, le canzoni sono tutte belle heavy, dirette, spensierate e rockeggianti, come di rigore. Non vi è virtualmente alcun difetto su quest'album, a parte il fatto di essere così settoriale (ma ovviamente ai fans del genere questo deve fregare davvero poco) e anche piuttosto... sorpassato per chi ascolterà solo "Mathcore" o "Nu Metal". Ma io me ne frego altamente, e invito anche voi a farlo. Quindi, con il cuore in alto dico: bentornati Pretty Boy Floyd. 

Voto: 8/10 

Alessio Secondini Morelli