DEVIATE DAMAEN - Retro Marsch Kiss

Dvra Crvx
Qui abbiamo a che fare con una delle migliori compagini underground nostrane. Una band leggendaria, mi ricordo ancora da poco più che adolescente di leggere le dichiarazioni del leader Volgar di questa scheggia impazzita (ma non pazza capiamoci bene, anzi, tutt’altro) sulle pagine del compianto Metal shock. Perché i leggendari Deviate Damaen sono tornati con un disco potente, non solo a livello lirico e intellettuale, e anche musicalmente, perché i nostri sono veramente degli artisti. I nostri sono dei fustigatori dei costumi politicamente corretti e radical chic, ma non solo, sbeffeggiano con l’ironia e soprattutto tramite questa opera cercano di smuovere le coscienze assopite, attraverso cultura alta. Musicalmente abbiamo un’opera divisa in due dischi che sono un coacervo di influenze diverse, uno spettro culturale e ampio dei nostri, dove la musica e il testo sono parte integrante di questo manifesto. Abbiamo l’electro marcia di “Bacio di ritorno” con campionamenti, elettronica, rumorismi e beats; un vinile che cigola con i solchi sulla puntina. “Descendi frigus” è sinfonia classica, quasi wagneriana data dai synth, con liriche impetuose recitate. “L’antimissionar” è metal industriale, riffing potenti, con liriche recitate da una voce filtrata, batteria pulsante e solo torrenziale, un brano potente e diretto.

“Narcissus race (Bunker remix) che è goth rock frullato e remixato, riffing e synth che ci portano in tempi decadenti ma le liriche sono sensuali e cantate con voce profonda, a dare ancora più forza, cori e un solo da brivido. Che dire poi di “Basta non basta”, provocatoria, una frustata sbeffeggiatrice, violenta e sacrosanta contro il pensiero unico politicamente corretto, i nostri sono liberi, scorretti e tramite la musica e queste incursioni danno la misura di persone che vogliono essere e non seguire. Il brano “Gothiko non hai capito un cazzo se…” è electro beat, una provocazione buona e sana, un brano da dance floor, con liriche come frustate anticonformiste. E lasciatevi rapire dalla declamazione teatrale “La fine che non c’è”, con un piano solo a fare da commento musicale a questa composizione lirica intensa e profonda. Qui abbiamo anche citazioni di alta cultura, musica che varia dall’elettronica, al metal, al punk, al goth; che nel mondo appiattito, banalizzato e plastificato musicale nostrano, sono un balsamo, qui i nostri sanno di cosa stanno parlando, ci sono citazioni di Dante, Leopardi, Virgilio, Pascoli e Guicciardini, e s’intersecano alla perfezione nel tessuto lirico/musicale dei nostri. Un disco che è un balsamo per le coscienze, perché i nostri sarebbero piaciuti a menti alte come D’annunzio e Carmelo Bene, per la capacità di provocare e scuotere il sonnolento e omologato essere umano con l’arte vera; perché parafrasando il grande e compianto Ernesto Calindri, contro il logorìo della coscienza moderna, Deviate Damaen, l’arte vera, il vaccino contro il politicamente corretto. 

Voto: 8.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli