MANEATERS - Ordinary Bitch

Contro Dissonance
La storia del rock tutto al femminile meriterebbe prima o poi una narrazione specifica. Sono passati ormai quarant'anni da quando gruppi come Runaways, Girlschool e Rock Goddess hanno dimostrato al mondo che gruppi formati interamente da ragazze potevano suonare rock duro e puro alla pari dei maschi. Le Maneaters, combo barese all female, sono giunte con questo ultimo lavoro intitolato Ordinary Bitch al traguado del terzo album. Pur essendo le ragazze alquanto giovani la band esiste da oltre dieci anni e ha realizzato il primo disco, Viva La Vulva, nel 2012, e il secondo, Ugly Dirty Evil, nel 2015. Ordinary Bitch e' un lavoro molto duro e compatto. Le Maneaters sono foxcore, rock violento femminile, e raccolgono influenze punk, grunge ebrutal death metal. La loro musica arriva come un pugno allo stomaco, o meglio, come direbbero loro, come un calcio nelle parti basse. Nella grintosa rabbia di queste ragazze che hanno scelto di chiamarsi Maneaters, mangiatrici di uomini, c'e' tutta una dimensione di identita' femminile tosta, decisa, del tipo che mai si sottometterebbe al dominio maschile e maschilista.

Chi commette stalking e femminicidio farebbe bene a farsi due conti prima di agire se trovasse nel proprio percorso tipe come la vocalist Miriam In Chains, la chitarrista Fiore, la bassista Chia Riot e la drummer Danger Sissy. Forti quindi di molta esperienza live e di importanti precedenti in studio, le Maneaters ci regalano un disco incandescente. L'opener Beggar e' caratterizzato da un riff molto heavy e da un incedere minaccioso. Miriam In Chains canta come un animale ferito e aggredisce subito con una prestazione rabbiosa. Tutta la band e' compatta e inesorabile. Si viene investiti dalle dure tessiture chitarristiche di Fiore e dalle inesorabili linee di basso di Chia Riot mentre Danger Sissy picchia con furiosa energia. Point Break presenta un riff ancora piu' rallentato per un ulteriore assalto sonoro senza compromessi. Dead End inizia con un'atmosfera di incombenza in cui poi si apprezzano le svariate sfumature della voce di Miriam che usa le proprie corde vocali come un'arma micidiale. Il basso di Chia Riot introduce Let Me Try, un brano drammatico e intenso. Un'atmosfera rarefatta caratterizza Raining Days, altro bel brano ricco di spunti interessanti. Titoli come Down With The Bride e I Don't Wanna Be Like You appaiono come manifesti sonori e contenutistici di una band di ragazze che proprio non accettano i classici modelli femminili stereotipati imposti dal sentire comune. Questi due brani sono forse i piu' punk nella concezione musicale. Egorant in due minuti sprigiona rock infuocato dove pero' si impone una melodia insana e struggente. Rised chiude in bellezza il terzo album delle Maneaters con un inizio un po' in sordina che poi esplode nell'ennesimo riff devastante. Gli amanti della musica dura e senza fronzoli dovrebbero tenere d'occhio queste quattro ragazze per la carica spontanea e la convinzione ispirata che infondono al loro progetto musicale. 

Voto: 8/10 

Silvio Ricci